Il “Climate Change” e il Giardino storico di Villa Cuseni.
- Francesco Spadaro

- 55 minuti fa
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L’impianto idraulico di interesse storico di villa Cuseni. Cenni storici
Il recupero dell’antico sistema irriguo nel Giardino di Villa Cuseni è stato necessario per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Per effetto del “Climate Change”, infatti, la Sicilia fra qualche secolo potrebbe diventare un deserto roccioso.
L’acqua giunge a Taormina dalla vicina Valle del Ghiodaro, definita dallo scrittore francese Roger Peyrefitte “Le vallon le plus joli du monde”.

La Valle del Ghiòdaro rappresenta uno dei tesori culturali e naturalistici siciliani più importanti. Dominata dalla presenza del Monte Kalfa, prende il suo nome dal fiume Ghiòdaro che l’attraversa. Il territorio della Valle, che significa “dono della terra”, fu abitato dai Greci, dai Bizantini, dagli Arabi e dai Romani. Lungo il corso del fiume si possono ammirare numerose piccole cascate che hanno formato degli incavi nella pietra sagomata dal perenne scorrere dell’acqua e che hanno assunto colore rosso sangue, a causa dei minerali contenuti nel terreno.
L’antico sistema idraulico di Villa Cuseni, composto da tre grandi pozzi greci, da tre cisterne, di cui una ipogea e dai canali ipogei che collegano tra di loro i pozzi greci e le cisterne, è stato oggetto di numerosi sopralluoghi, anche da parte della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Messina.
Dalla valle del Ghiodaro, l’acqua giungeva a Taormina attraverso l’acquedotto del diavolo, di cui una parte, attraverso il giardino di Villa Cuseni (specus acquedotto romano).
L’acquedotto del diavolo era fondamentale per l’approvvigionamento idrico delle famiglie ma insufficiente per trasformare l’arida terra siciliana in giardini fiorenti di piante mediterranee.
Il primo proprietario di Villa Cuseni, Robert Hawthorn Kitson, figlio di ingegneri inglesi, progettò un sistema di approvvigionamento idrico di straordinario interesse ingegneristico, riutilizzando e riadattando gli antichi pozzi greci.
L’acqua è dunque la risorsa più preziosa del giardino di Villa Cuseni che vanta, oltre lo specus dell’acquedotto romano, tre antichi pozzi e tre grandi cisterne e canali ipogei.
Gli anni dell’abbandono
Alla morte di Robert Hawthorn Kitson, tutto l’impianto idraulico di interesse storico, a causa della mancata manutenzione e del bombardamento alleato del 9 luglio del 1943 che distrusse la conduttura principale, cadette in completo abbandono.
Il Giardino, non più coltivato fino all'arrivo della Fondazione Robert Hawthon Kitson, nel 2017, era in uno stato di forte degrado, causato dal totale abbandono e dalla mancanza d’acqua (vedi foto del progetto di restauro dell’architetto restauratore dott. Arch. Domenico Minchilli del 2005).
Un terzo degli agrumi erano secchi o mancanti e gli alberi erano seriamente compromessi dagli attacchi di numerosi parassiti e ricoperti da una fitta trama di rovi, che aveva provocato lo strozzamento delle piante.
I mandorli e gli agrumi erano quasi tutti morti per la siccità, per i parassiti e i pochi sopravvissuti presentavano i segni di un’irreversibile senescenza.
Gli antichi olivi non erano più produttivi e il terreno, un tempo coltivato, era stato invaso e colonizzato da una densa vegetazione arbustiva ed erbacea.
Il restauro dell’impianto idraulico di interesse storico
L'intervento di restauro ha riportato il giardino al suo antico splendore.
Una parte importantissima di questo progetto è stato il recupero del tradizionale sistema irriguo greco-romano e la sistemazione del canalone che portava acqua dalle piccole cisterne collocate nella montagna, costruite su modello delle gebbie arabe.
L’acqua raccolta confluiva nella cisterna magna del decimo livello.
L’approvvigionamento e il riutilizzo dell’acqua piovana è bastevole oggi per l’irrigazione dell’intero giardino, forse insufficiente in futuro, a causa dei cambiamenti climatici. La Sicilia, infatti, è uno dei territori italiani più esposti agli effetti del Climate Change. A causa della sua posizione geografica, nel mezzo del mar Mediterraneo, è particolarmente vulnerabile agli eventi estremi, a ondate di calore che provocano siccità e aridità dei terreni: l’isola è classificata ad alto rischio di desertificazione e la forte pressione sulle risorse idriche potrebbe portare a una riduzione della qualità e della disponibilità di acqua con l’ulteriore rischio di perdita di biodiversità ed ecosistemi naturali. Se non iniziamo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, la Sicilia fra pochi secoli potrebbe diventare “un deserto roccioso del tutto simile a quello libico e tunisino sull’altro lato del Mediterraneo”1 . Come primo lavoro sono stati riattivati i canali ipogei, scavate nel giardino di Villa Cuseni, rimuovendo i sedimenti accumulati negli anni dell’abbandono. L’acqua piovana, infatti, veniva raccolta e immessa nei tre grandi pozzi greci, naturalmente.
Robert Hawthorn Kitson, durante le fasi di costruzione della villa ha progettato un sistema di raccolta dell’acqua piovana che, dalla terrazza principale sopra l’edificio e dalla terrazza principale dinnanzi all’edificio, a mezzo di tubature di terracotta ancora oggi presenti e visibili, raccoglieva l’acqua piovana e la immetteva nella cisterna magna dinnanzi alla casa, al quarto livello; da qui, l’acqua veniva portata alla fontana sottostante, al terzo livello e, sempre per gravità, alla fontana del secondo livello dove per mezzo di canali ipogei si distribuiva alla cisterna al primo livello, al pozzo greco ad EST ed al pozzo greco ad OVEST.
Traditional knowledge
Le operazioni di manutenzione straordinaria sono state effettuate secondo le tecniche dell'ingegneria naturalistica, riutilizzando la pietra presente sul sito.
A miglior risparmio dell’acqua, nelle piante giovani o che necessitano di più acqua, sono utilizzate le casedde - conche realizzate attorno a ogni singola pianta - che insieme ai vattali - piccoli argini di terra - aumentano l’efficienza d’irrigazione. Si è così ripristinato un sistema tradizionale (un cosiddetto traditional knowledge) di adduzione dell’acqua, un’irrigazione di precisione che trae origine dalla cultura araba.
Ogni anno i solchi di tutte le canalette in terra battuta che circondano le piante gli agrumi vengono riscavati dai giardinieri mantenendo sempre efficiente questo antico sistema. Il ripristino del ciclo idrico è stato propedeutico al recupero della storia colturale del Giardino.
E’ stato realizzato anche un moderno impianto di irrigazione che rende più efficiente l’uso dell’acqua e riduce l’impiego di manodopera. Oggi giorno, sistemi elettromeccanici alimentati da pannelli fotovoltaici, recuperano l’acqua piovana per scopi irrigui contribuendo alla riqualificazione naturalistica del Giardino.
Le antiche cultivar
Per contrastare la perdita di biodiversità e la compromissione degli ecosistemi naturali che minacciano l’isola, anche a causa del rischio di desertificazione, sono state recuperate tutte le varietà genetiche botaniche che anticamente erano presenti perché idonee all’ambiente colturale del giardino, resistenti alle avversità, dotate di caratteri nutrizionali e qualitativi rispondenti alle necessità degli antichi agricoltori. Più c’è varietà genetica in agricoltura, più aumenta le possibilità di accrescere la resilienza delle coltivazioni agli effetti dei cambiamenti climatici. Le piante della macchia mediterranea, limoni, mandarini e aranci, carrubi, fichi d’India, mandorli e giganteschi olivi “saraceni” e numerose altre specie da frutto, sono presenti a testimonianza oggi di un’elevata biodiversità specifica: banano, carrubo, fico, fico d’india, melograno, nespolo del Giappone, sorbo. Oggi il verde storico è stato restaurato: dal profumo delle zagare al sapore delle mandorle, dall’argento degli ulivi all’umido della terra, al lieve rumore di sottofondo dell’acqua che è tornata a scorrere costante nel giardino di Villa Cuseni.




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