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Ernest Hemingway

"The mercenary", 1919

Già da molto tempo insiste la notizia sulla presenza di Ernest  Hemingway a Taormina. Molti sono stati gli autori che hanno pubblicato questa informazione, pochi quelli che hanno cercato di capire come ha fatto il grande scrittore americano Ernest Hemingway, nel 1918, a ritrovarsi a Taormina, allora ancora un luogo selvaggio seppure già molto ospitale. La Fondazione Casa Cuseni ha fatto le dovute necessarie ricerche pubblicando sul sito istituzionale della Fondazione i relativi risultati.  

Ernest Hemingway "The mercenary", 1919.

 

Già da molto tempo insiste la notizia sulla presenza di Ernest  Hemingway a Taormina. Molti sono stati gli autori che hanno pubblicato questa informazione, pochi quelli che hanno cercato di capire come ha fatto il grande scrittore americano Ernest Hemingway, nel 1918, a ritrovarsi a Taormina, allora ancora un luogo selvaggio seppure già molto ospitale. La Fondazione Casa Cuseni ha fatto le dovute necessarie ricerche pubblicando sul sito istituzionale della Fondazione i relativi risultati.

Ernest Hemingway a Taormina

All’età di soli 18 anni, Ernest Hemingway, completati  gli studi ad Oak Park high school, fu assunto, quale reporter, a Kansas City. Dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti  nell’aprile del 1917, il giovane Ernest Hemingway chiese di essere arruolato nell’Esercito USA ma la richiesta venne respinta a causa di un difetto all’occhio sinistro; riuscì però a farsi assumere come autista nel Servizio ambulanze della Croce Rossa Americana (ARC).Giunto in Italia, dopo circa due settimane di permanenza nella tranquilla nella Sezione IV dell’ARC di Schio, chiese ed ottenne di essere trasferito in una zona di operazioni più “calda”, raggiungendo. l’area del Basso Piave, Fossalta, il 24 giugno 1918, appena conclusa la Battaglia del Solstizio. Quelle due settimane in cui rimase lì, fino alla notte del ferimento, segnarono in profondità la sua vita. Nella notte tra l’8 ed il 9 luglio 1917, si spinse in un posto avanzato vicinissimo alle linee nemiche, sulla riva del Piave, dove gli era stato espressamente vietato di accedere, per portare ristoro (sigarette e cioccolata)  a due soldati italiani: probabilmente le voci attirarono l’attenzione dei militi austriaci che spararono un proiettile da un mortaio a corta gittata; uno dei due militari, il soldato toscano Fedele Temperini, morì sul colpo, Ernest Hemingway e l’altro militare rimasero seriamente feriti. Ernest Hemingway udì i lamenti del soldato italiano e, nonostante le sue ferite, forse anche spinto dai sensi di colpa per aver attirato l’attenzione del militari austriaci, trascinò il soldato in una zona di sicurezza. Un militare austriaco lo vide e sparo ripetutamente colpendolo al piede ed al ginocchio. Hemingway si rialzò e portò in salvo il militare italiano.

Forse mosso dalla la pietà, forse dall’ammirazione per aver visto tanto coraggio, forse semplicemente perché impedito dal fuoco di copertura, il militare austriaco non sparò più e permise al giovane Hemingway di salvare il militare italiano.

Il luogo in cui lo scrittore fu ferito è noto come “Buso Burato”. Lì l’acqua del Piave si dirige verso Fossalta, seguendo una linea di anse disegnate a “elle”. E lì, tra le due sponde del fiume, c’era la prima linea, con gli austriaci appostati sulla riva sinistra.

Dopo aver ricevuto il primo soccorso a Fornaci, venne trasportato a Melma di Treviso (chiamata poi nel 1935, Silea di Treviso) nell’Ospedale da campo della Croce Rossa di San Marino. Il direttore dell’Ospedale, Capitano Dr. Amedeo Kraus, nella sua relazione scrisse: «A questo proposito mi piace rammentare che fu ricoverato nel nostro ospedale nel mese di luglio, (l’otto), il primo americano ferito sul nostro fronte, volontario della C. R. Americana, S. Tenente Fraest Hemmeriguey, colpito da scheggia di bombarda a Fossalta di Piave, mentre distribuiva doni ai soldati del 69° Reggimento Fanteria».

Dopo cinque giorni fu poi trasferito in treno all’ospedale della Croce Rossa americana di Milano, dove fu operato. Lì rimase tre mesi, durante i quali furono necessarie ben 12 operazioni chirurgiche per estrarre le oltre 200 schegge che gli erano entrate nella gamba.

Lì s’innamorò di un’infermiera statunitense di origine tedesca, Agnes von Kurowsky. Dall’intera vicenda trasse spunto per uno dei suoi romanzi più celebri, “Addio alle armi”, dove il tratto autobiografico è ben visibile. Il gesto d’eroismo che lo vide protagonista sul Piave gli valse la medaglia d’argento al valore del Regno d’Italia e la Croce di Guerra, conferitagli dagli Stati Uniti del presidente Thomas Wilson.

Completata la sua convalescenza fu inviato, ad ottobre del 1918, sul Monte Grappa dove contrasse una grave epatopatia rientrando presto all’Ospedale Militare di Milano dove conobbe il 36-enne capitano della Croce Rossa della Philadelphia’s Main Line, James Gamble.

A Novembre del 1918 con la firma dell’armistizio finì la Prima Guerra Mondiale e nel dicembre dello stesso anno, James Gamble ed Ernest Hemingway si recarono a Taormina, per incontrare Robert Hawthorn Kitson, anch’egli rientrato a Taormina dopo la firma dell’armistizio. I tre trascorsero insieme le vacanze di natale del 1918 soggiornando, RH Kitson a Casa Cuseni, James Gamble ed Ernest Hemingway e a Villa La Falconara, una proprietà del Duca di Nelson. James Gamble, desideroso di prolungare questa sua vacanza con il giovane 21-enne Ernest Hemingway, gli offrì una lunga permanenza in Italia, spesato di tutto, quale suo segretario e amico, proposta rifiutata dallo scrittore che invece rientrò negli Stati Uniti d’America non dimenticando però l’Etna, l’impareggiabile paesaggio di Taormina ed il tempo piacevole qui trascorso.

Una recente pubblicazione, “Ernest Hemingway in Italy”, scritta da Richard Owen nel 2017 conferma come è stato l’artista britannico Robert Hawthorn Kitson il referente a Taormina di James Gamble e questo non può stupire poiché erano entrambi, durante la guerra, in servizio quali volontari della Croce Rossa Internazionale, entrambi pittori, entrambi di cultura anglosassone ed entrambi omosessuali.

Pensare che il giovane Ernest Hemingway abbia passeggiato sul parquet di Casa Cuseni emoziona, e non poco, ma l’emozione cresce se si pensa che uno dei suoi primi racconti, I Mercenari, inedito sino al 1985, Ernest Hemingway lo abbia ambientato a Taormina, attratto dalle «colline piene di limoneti e aranceti», con «vecchie case di pietre». I Mercenari era la storia di un soldato che innamoratosi di una bella donna, proprio a Taormina, per difendere il suo amore aveva dovuto affrontare un duello. Era una delle prime opere, nata su suggestioni siciliane, di un giovane narratore che sarà tanto fecondo e dotato di talento da conquistare, nella maturità, con romanzi come Addio alle armi, Il vecchio e il mare e tanti altri, il premio Nobel, nel 1954. Dopo Cento anni, il racconto I Mercenari, scritto a Taormina nel 1919, viene tradotto in Italiano, giusto e doveroso contributo alla Città di Taormina che accolse Ernest Hemingway nel 1918-1919.

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